Il 29 ottobre, alla Fiera del Mediterraneo di Palermo (Padiglione 20), nell’ambito di Expomedicina 2025, sarà assegnato il Premio Dusmet – Life Science | Innovazione Sociale. Tra i candidati spicca U-Care Medical, spin-off del Politecnico di Torino che sta rivoluzionando la gestione clinica in terapia intensiva con un approccio innovativo e ad alto impatto sociale.
“La nostra è una start-up Digital Health nata come spin-off universitario, con l’obiettivo di creare una nuova gamma di dispositivi medici basati su intelligenza artificiale”, racconta Enrico Perpignano, uno dei co-fondatori di U-Care Medical. Il nostro obiettivo è quello di “aiutare gli animatori nella prevenzione e nella gestione delle complicazioni cliniche, che i pazienti sviluppano quotidianamente in terapia intensiva”.
Fondata nel 2021 come spin-off del Politecnico di Torino, U-Care Medical nasce con l’obiettivo di trasformare i risultati della ricerca accademica in soluzioni concrete per la sanità. un’esperienza dolorosa, ma profondamente significativa: “L’idea è nata da un’esperienza personale di Andrea, uno dei co-fondatori,” racconta Perpignano. “Una parente, ricoverata in rianimazione, ha sviluppato un’insufficienza renale non rilevata in tempo a causa dell’alto carico di lavoro del reparto e della scarsa affidabilità degli strumenti disponibili. La tecnologia avrebbe potuto fare la differenza”.
Ed è proprio su questa esigenza che si fonda la U-Care Renal Platform, un dispositivo medico software certificato CE (classe IIb) progettato per supportare la gestione dell’insufficienza renale acuta nei pazienti in terapia intensiva. L’algoritmo alla base analizza in tempo reale oltre 60 parametri clinici, integrandosi con i sistemi informativi ospedalieri per fornire previsioni, classificazioni e suggerimenti clinici predittivi.
“Grazie all’intelligenza artificiale, la nostra piattaforma elabora automaticamente i dati clinici dei pazienti e segnala situazioni di rischio agli animatori,” spiega Perpignano. “Questo consente loro di intervenire preventivamente e migliorare la sicurezza e la prognosi del paziente. È un’intelligenza artificiale al servizio dei medici e dei pazienti, per migliorare lo standard delle cure e la qualità del servizio sanitario“.
I risultati parlano chiaro. Uno studio condotto presso lo SCIAS Hospital di Barcellona ha mostrato una riduzione del 34% nell’incidenza di AKI di stadio 2/3, del 28% nell’uso di farmaci nefrotossici e del 12% nella durata media della degenza. Tutto questo si traduce in più sicurezza per i pazienti, meno complicazioni e minori costi per le strutture sanitarie. Il risparmio stimato è di circa 10.000 euro per posto letto in terapia intensiva all’anno.
Attualmente, la U-Care Renal Platform è adottata in 13 ospedali in Italia, Spagna e Polonia, con oltre 3.000 pazienti monitorati. Tra i centri italiani che l’hanno adottata c’è l’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo, eccellenza mediterranea nella gestione del trauma.
Nel 2026 è previsto il lancio del secondo dispositivo: la U-Care Ventilation Platform, destinata alla gestione degli scompensi respiratori. Un altro passo avanti verso una medicina intensiva più predittiva, efficiente e centrata sul paziente.
“La nostra proposta – conclude Perpignano – unisce innovazione, valore etico e impatto sociale. Crediamo fortemente in una sanità in cui la tecnologia non sostituisce il medico, ma lo potenzia. Per noi, innovare significa salvare vite“. Un progetto che, partito da un’esperienza personale, sta tracciando nuove rotte nella medicina d’urgenza.