Politica cristiana e Vangelo: l’intervista al prof. Rocco Gumina


Una riflessione sull’impegno politico dei cristiani, la Dottrina sociale della Chiesa e la necessità di una politica ispirata al Vangelo.

In un tempo in cui la politica appare spesso smarrita tra interessi particolari, calcoli elettorali e crisi di visione, la voce di chi richiama l’urgenza di un impegno autenticamente cristiano nella politica risuona con forza profetica. È il caso del prof. Rocco Gumina, docente di religione cattolica presso l’IIS “Salvo D’Acquisto” di Bagheria e autore di numerosi saggi sul rapporto tra fede e politica. Il suo ultimo lavoro si intitola Giuseppe Dossetti: tra intenzione e fine. Gli anni dell’impegno politico 1943-1958 (Il Pozzo di Giacobbe, 2024).

Gumina da anni riflette e scrive sull’importanza di restituire al Vangelo un posto centrale nella costruzione della polis. Con lui abbiamo voluto dialogare per comprendere se e come sia ancora possibile pensare la politica come servizio, come luogo in cui la testimonianza cristiana possa incidere concretamente sulla vita delle persone e sul futuro della società. Ne è nata una conversazione profonda, che interpella le coscienze e rilancia una domanda tanto antica quanto attuale: può un cristiano stare nella politica senza tradire il Vangelo? O, meglio ancora: può un cristiano non starci?


Il Vangelo come bussola per l’azione politica cristiana

Prof. Gumina, nel contesto attuale, spesso frammentato e dominato da logiche individuali e opportunistiche, in che modo il Vangelo può ancora essere una bussola per l’azione politica? E quali sono, a suo avviso, i rischi maggiori per un cristiano impegnato nella cosa pubblica?

Nell’attuale contesto, come in ogni tempo, l’annuncio del Vangelo conduce alla promozione integrale dell’uomo. Infatti, una comunità umana che accoglie e vive il messaggio del Maestro di Nazareth non potrà che tendere alla ricerca della giustizia, della fraternità, della libertà.

In tal senso il Vangelo vissuto nella concretezza storica orienta l’azione politica, a differenza dei distintivi, degli appellativi e delle dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano o, peggio, strumentalizzano la buona novella. Pertanto, il cristiano impegnato nella cosa pubblica è invitato, qui e ora, a realizzare scelte e ad avanzare progettualità alla luce dell’ispirazione evangelica. Il Vangelo trasforma la politica orientandola al bene comune.

Il rischio più grande? La strumentalizzazione del messaggio cristiano per un tornaconto personale, tanto da parte di singoli quanto da parte di partiti che si definiscono cristiani.


Come formare una nuova generazione di politici cristiani

Lei ha spesso scritto di una politica intesa come servizio e non come ricerca di potere. Come si può concretamente coltivare una formazione politica cristiana che non sia solo idealistica ma realmente trasformativa della società, soprattutto per le nuove generazioni?

Intanto penso a una catechesi politica da promuovere nelle parrocchie e nei gruppi ecclesiali, rivolta tanto agli adolescenti quanto agli adulti, capace di recepire e rielaborare la dimensione sociale del Vangelo, come indicato da papa Francesco in Evangelii Gaudium.

Seguire Cristo non significa solo preoccuparsi del destino della propria anima, ma prendersi cura del creato, della fraternità umana, della giustizia e della libertà. Questo si traduce in molte forme di impegno politico: dai comitati di quartiere alle istituzioni, dall’educazione alla legalità al rinnovamento dei partiti.


Politica e missione evangelica: perché un cristiano non può restare indifferente

Molti cristiani sembrano oggi disillusi rispetto all’impegno politico, quasi rassegnati all’idea che la politica sia un campo “contaminato”. Cosa direbbe loro per risvegliare un senso di responsabilità e di missione evangelica anche in questo ambito?

Che la politica sia in crisi è evidente. Ma – come ha ricordato papa Leone XIV – occorre rilanciare la dimensione missionaria della Chiesa. I cristiani esistono per vivere e annunciare il Vangelo ovunque: anche nella politica.

Restare sul “balcone della vita”, come direbbe papa Francesco, significa rinunciare alla propria vocazione pubblica. La politica può essere via di santità, come mostrato da tante figure cristiane del Novecento: un’esperienza martiriale, quotidiana, che mette alla prova ma offre l’occasione di incarnare il Vangelo nel mondo reale.


Dottrina sociale della Chiesa e bene comune: principi da incarnare

La Dottrina sociale della Chiesa offre principi solidi come il bene comune, la sussidiarietà, la solidarietà e la dignità della persona. Quali di questi ritiene oggi più urgenti da incarnare nell’azione politica? E quali ostacoli ne impediscono la piena attuazione?

I principi sono tutti fondamentali e intrecciati tra loro. Tuttavia, oggi il più urgente da promuovere è sicuramente il bene comune, che include la dignità umana, la solidarietà e la sussidiarietà.

Qui si apre uno spazio d’impegno per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà. Le sfide? Individualismo, chiusura, sovranismi, dipendenze, presentismo: distorsioni culturali che minano la possibilità stessa di un progetto politico umano e condiviso.

Il Vangelo vissuto concretamente può rappresentare quella forza generativa capace di rinnovare cultura, economia e politica. Il metodo del vedere, giudicare, agire, proposto dal magistero sociale, resta uno strumento potentissimo per rendere la politica un mezzo per fare del bene.

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