Il progetto VR for HOPE, candidato al Premio Dusmet – Life Science | Innovazione Sociale, sarà tra i protagonisti dell’edizione 2025, che si terrà il 29 ottobre alla Fiera del Mediterraneo di Palermo (Pad. 20), nell’ambito di Expomedicina 2025. Si tratta di un protocollo innovativo che integra realtà virtuale immersiva, psicologia positiva e prevenzione del disagio psicologico nei giovani adulti.
“Il nostro progetto si chiama VR for HOPE ed è un protocollo breve guidato, strutturato in cinque sessioni su cinque giorni, pensato per stimolare speranza, benessere psicologico e capacità di mentalizzazione”, spiega Chiara Rossi, tra le ideatrici, insieme a Francesca De Salve, Elisa Pancini, Anna Flavia Di Natale, Daniela Villani, Osmano Oasi e Giuseppe Riva (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano).
Il progetto offre un’esperienza accessibile, coinvolgente e non clinica, pensata per attivare risorse interiori e promuovere consapevolezza nei contesti educativi e comunitari. Alla base ci sono tre elementi chiave: speranza, mentalizzazione e benessere soggettivo, in linea con i principi della Positive Technology.
Il percorso inizia con una prima sessione in presenza, dove i partecipanti vivono un’esperienza in realtà virtuale all’interno di uno scenario simbolico, un fiume attraversato da una foglia, che accompagna la definizione di obiettivi personali e l’attivazione di risorse.
Le quattro sessioni successive si svolgono da remoto, in modo asincrono, attraverso contenuti audio e video da fruire con uno smartphone e, quando possibile, con un visore cardboard.
“L’idea è rendere l’esperienza sostenibile e scalabile, senza perdere profondità. Anche da casa, il protocollo mantiene il suo valore simbolico ed emotivo”, sottolinea Rossi.
Il progetto è pensato per giovani adulti tra i 18 e i 30 anni, specialmente in contesti educativi e di transizione verso la vita adulta. Tuttavia, il protocollo è adattabile anche ad altri target, come adolescenti, caregiver o persone in isolamento.
“Non ci rivolgiamo solo a chi ha una diagnosi. Anzi, vogliamo raggiungere chi vive forme di disagio non esplicite o non riconosciute, offrendo uno strumento di prevenzione e attivazione personale”, dice Rossi.
Il valore di VR for HOPE emerge su tre fronti distinti:
“La realtà virtuale viene usata qui non come effetto speciale, ma come dispositivo che struttura l’esperienza emotiva e cognitiva in modo intenzionale e trasformativo”, aggiunge Rossi.
Il protocollo è attualmente in fase di studio su 41 partecipanti, con valutazioni pre e post su speranza (Adult Hope Scale), mentalizzazione (CAMSQ), benessere psicologico (MHC-SF, Flourishing Scale) e tratti di personalità (PID-5-BF). L’esperienza è inoltre monitorata in termini di aderenza e gradimento.
“Vogliamo offrire un’esperienza che lasci il segno, che riattivi un senso di possibilità e aiuti a costruire un orientamento al futuro, anche in chi si sente bloccato o disconnesso”, conclude Chiara Rossi.
VR for HOPE si candida così a essere un modello concreto, replicabile e ad alto impatto per la prevenzione psicologica. Un progetto che unisce tecnologia, etica e umanità, con l’obiettivo di parlare davvero ai bisogni delle nuove generazioni.