In un’Europa attraversata da tensioni geopolitiche, conflitti alle porte e sfide strutturali che toccano la quotidianità dei suoi cittadini, la voce della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola si leva, da Bruxelles, con un duplice appello: più sicurezza e più umanità. È un messaggio potente, pronunciato davanti ai leader riuniti per il Consiglio europeo, che intreccia le esigenze della difesa comune con quelle, troppo spesso silenziate, della vita familiare e della dignità della maternità.
Sostegno all’Ucraina: al via i negoziati di adesione
Nel cuore di un mondo instabile, scosso dalla guerra in Ucraina e dalle incertezze globali, Metsola ha esortato l’Unione a non arretrare. Il sostegno all’Ucraina, ha ricordato, “deve rimanere forte”, e si è detta convinta che sia arrivato il momento per avviare i negoziati di adesione sia con Kiev che con Chişinău. “Ora la palla è nel nostro campo”, ha detto, mettendo l’accento sulla responsabilità condivisa di non lasciare soli i popoli che guardano all’Europa come a una casa di pace e di diritti.
Ma accanto al linguaggio delle alleanze e degli armamenti, Metsola ha voluto sottolineare l’efficienza legislativa del Parlamento europeo in materia di difesa: dalla legge sugli appalti pubblici al sostegno della produzione di munizioni, fino al pacchetto Omnibus, da finalizzare entro l’anno. L’obiettivo? Garantire un’Europa che non solo parli di sicurezza, ma che si doti anche degli strumenti concreti per mantenerla.
Accanto ai temi bellici, la presidente Metsola ha voluto parlare il linguaggio della cura, della genitorialità, della libertà femminile di formare una famiglia senza rinunciare al proprio ruolo nelle istituzioni. L’Europa che discute di missili e confini, infatti, non può ignorare la frontiera interiore più fragile e decisiva: quella che passa dal grembo di una madre, da una culla in un’aula parlamentare.
Per questo, Metsola ha annunciato la proposta di un emendamento alle norme elettorali che consentirà alle parlamentari europee incinte o neomamme di delegare il proprio voto, evitando che la maternità diventi motivo di esclusione o penalizzazione. “Nessuna democrazia dovrebbe mai penalizzare i rappresentanti eletti per aver scelto di formare una famiglia”, ha dichiarato. “La rappresentanza non dovrebbe mai andare a discapito della genitorialità”.
È una presa di posizione che parla direttamente alla coscienza dell’Europa cristiana, che ha fondato le sue radici nella centralità della persona e della famiglia. In un tempo in cui il dibattito politico sembra spesso ridursi a tecnicismi e numeri, questa proposta restituisce al Parlamento europeo il volto di un’istituzione che si interroga sul significato autentico della rappresentanza: non solo decisione, ma testimonianza; non solo potere, ma servizio.
Roberta Metsola non chiede solo più munizioni, chiede più attenzione alla maternità. Non solo bilanci militari, ma bilanci di vita. In questo senso, la sua voce si inserisce in una più ampia riflessione che interroga anche la comunità cristiana e le realtà sociali che si occupano di famiglia: che posto ha oggi la maternità nelle nostre democrazie? Quale valore reale viene dato alla scelta di accogliere una nuova vita senza dover rinunciare al proprio impegno pubblico e civile?
Nel cuore di Bruxelles, il messaggio è stato chiaro: una democrazia che penalizza la maternità è una democrazia monca. Una democrazia che sa proteggere, ma non sa custodire, rischia di perdere il suo senso. Il futuro dell’Europa non passa solo per i corridoi della NATO o le sale del Consiglio, ma anche per ogni aula, ogni seggio, ogni casa dove si sceglie di amare, educare, generare. È lì che si gioca la vera difesa: quella dell’umano.