Dalla Sicilia al cuore dell’Amazzonia: la visione Dusmet per una sostenibilità che mette al centro l’uomo


Per il terzo anno consecutivo, la Fondazione G.B. Dusmet porta la sua voce alla Conference of the Parties (COP30), l’appuntamento mondiale delle Nazioni Unite dedicato ai cambiamenti climatici, che si terrà nel 2025 a Belém, in Brasile, nel cuore dell’Amazzonia.

Un traguardo che ha un valore simbolico e culturale profondo: la Fondazione Dusmet è l’unica fondazione cattolica italiana presente all’evento, a conferma di un impegno concreto nel promuovere una visione integrale della sostenibilità, dove innovazione, ambiente e dignità umana si intrecciano secondo la lezione benedettina del “prega e lavora”.

Territori viventi: connettere natura, infrastrutture e qualità della vita

All’interno della programmazione della COP30, la Fondazione Dusmet sarà protagonista della sessione intitolata

“Territori viventi per connettere natura, infrastrutture e qualità della vita”, in programma il 14 novembre alle 13:30, nell’ambito di RemTech Expo – Environmental Technological Hub.

A moderare i lavori sarà Silvia Paparella, General Manager di RemTech Expo, mentre tra gli ospiti figurano rappresentanti di primo piano del mondo accademico, scientifico e istituzionale, come: David Govoni, Presidente della Federazione Europea Geologi; Luciano Martini, Direttore di RSE; Adriana Del Borghi, Prorettore alla sostenibilità dell’Università di Genova; Thomas De Luca, Assessore all’Ambiente della Regione Umbria; Fabio Scoccimarro, Assessore all’Ambiente del Friuli Venezia Giulia; Alberto Romagnoli, Consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Francesco Ventura, Consigliere OICE con delega all’Ambiente e il nostro Cristiano Bevilacqua, Direttore scientifico della Fondazione Dusmet, chiamato a rappresentare la prospettiva etica e valoriale che da sempre caratterizza l’impegno della Fondazione.

Bevilacqua: “Custodire la Terra è il primo atto d’amore verso l’umanità”

Nel suo intervento, il Direttore Scientifico Cristiano Bevilacqua sottolineerà come la cura del creato non sia solo una responsabilità tecnica o politica, ma una vocazione spirituale e civile.

“Custodire la Terra è il primo atto d’amore verso l’umanità – afferma Bevilacqua –. L’innovazione ambientale non può essere solo questione di tecnologia, ma deve diventare cultura della cura. La COP30 è un luogo di dialogo, e la Fondazione Dusmet porta qui l’esperienza di un mondo cattolico che sa parlare la lingua della scienza senza smarrire quella del cuore.”

Un messaggio in piena sintonia con la Laudato si’ e con la visione benedettina che ispira la Fondazione: una sostenibilità che parte dall’interiorità, dalla responsabilità personale e da un’economia che non esclude, ma include.

La spiritualità benedettina incontra la scienza del futuro

La presenza della Fondazione Dusmet alla COP30 non è soltanto simbolica: rappresenta una testimonianza di dialogo tra fede e scienza, un invito a concepire la transizione ecologica come percorso di conversione umana e comunitaria.

Dalla siciliana Abbazia di San Martino delle Scale, che ne è la sede spirituale, la Fondazione si proietta nel mondo come laboratorio di idee per un futuro sostenibile.

Una voce che parla di pace, innovazione etica e rispetto del creato, mettendo in rete università, imprese, enti pubblici e istituzioni religiose.

Un segno di speranza per un mondo che cambia

La partecipazione alla COP30 Amazônia conferma la centralità della Fondazione Dusmet nel dibattito internazionale sul cambiamento climatico, ma soprattutto ribadisce un principio che ne guida ogni iniziativa: non c’è sviluppo senza umanità, e non c’è progresso senza amore.

Come ricorda spesso l’Abate Dom Vittorio Rizzone, presidente della Fondazione: “San Benedetto ci insegna che il mondo si costruisce custodendolo. La vera innovazione nasce sempre da un gesto d’amore verso la vita, la Terra e l’uomo.”

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